Cicalcrack
L’inverno a seguirsi fu più difficile ancora per la Cicala: freddo, fame e non avere una tana sulla testa la portarono a vagabondare, non più per vedere il mondo, ma nel tentativo di elemosinare qualche avanzo, con scarsi risultati. Lo sappiamo, la laboriosa formica era troppo impegnata per considerare chi prima aveva pensato ad oziare e di rado in quella stagione usciva dal caldo formicaio, dove rimaneva a godersi il frutto di tanto lavoro.
In questo suo girovagare per il sottobosco, la povera Cicala si trascinò addirittura presso il distante greto del ruscello alla ricerca di qualcosa da mangiare. Non trovò nulla. Solo pallidi e tiepidi raggi di sole. Brillavano in maniera seducente sulla superficie di alcuni sassolini ocra che rilucevano bagnati dall’acqua. Non sapendo che fare e ubriaca dalla fame, la Cicala se ne riempì le tasche perché, amante dell’arte e del bello qual era, rimase rapita dell’incanto di quei sassolini. Inutili, ma non privi di valore. Proprio come lei.
Giorni dopo, mentre la Cicala era sdraiata al riparo sotto una foglia di Bardana, non riuscendo neanche ad aprire bene gli occhi per quanto stremata, rimase involontariamente testimone di un battibecco tra due formiche. Le due infatti erano in lite tra loro in quanto una doveva un chicco all’altra. Il chicco restituito, oggetto del contendere, era mezzo marcito per l’umidità causata dalle pesanti piogge dell’autunno appena trascorso. Come del resto buona parte delle provviste raccolte dalle formiche… Così impegnate ad accumulare e consumare, che non perdevano tempo a preservare i loro beni.
Nonostante la debolezza, le antenne spezzate della Cicala si raddrizzarono. Le venne un’idea. Propose alle due formiche di fare uno scambio: il chicco marcio con uno dei sassolini trovati sul greto del ruscello. Dopo un rapido scambio di feromoni le due si decisero. Sembrava una buona idea: oltre che molto più durevoli, i sassi della Cicala erano piccoli, leggeri e più facilmente trasportabili. E la luce che riflettevano illuminava diretta il loro desiderio di proprietà. A tal punto che decisero di cambiare anche buona parte dei loro chicchi, con quella bellezza ora così necessaria. La Cicala, comprendendone l’interesse, si propose allora di occuparsi dello scambio di altri semi, promettendo tassi agevolati per versamenti consistenti.
Qualche tempo dopo il Sassolino divenne la valuta di scambio tra le formiche, ribattezzato S per praticità; Le formiche non avevano mica tempo da perdere, la loro attenzione era solo verso il loro cumulo di averi. Un’Operaia, avendo avuto un raccolto piuttosto florido, decise di depositare addirittura più di un centinaio di chicchi raccolti presso la Cicala, che naturalmente accettò volentieri lo scambio per 100S.
Poi venne la formica Esploratrice. La Cicala finse d’essere onorata di ricevere una delle impavide ricercatrici di nuove provvigioni dal formicaio. Per intraprendere una nuova spedizione servivano diverse scorte di viveri. L’Esploratrice chiese un prestito della somma di un centinaio di chicchi. La Cicala, che prima non aveva nulla, ora si trovava carica di cento chicchi appena depositati dall’operaia. Decise di concedere il prestito con un tasso d’interesse del 10%. Si strinsero le antenne e si congedarono con un sorriso carico di aspettative.
La spedizione fortunatamente ebbe esito positivo. L’esploratrice rese i chicchi presi in prestito da quella cantastorie della Ban– della Cicala. Ora sono tutti più ricchi di prima. L’Operaia, l’Esploratrice e la Cicala hanno tutte 100S! Anche se il numero di chicchi accumulati dalle formiche rimaneva sempre lo stesso. La più ricca tra tutti, inutile a dirsi, fu ben presto la Cicala, che tornata in vigore riprese a suonare e comporre le sue storie. Ora però i suoi versi avevano preso una nuova piega, non raccontavano più le avventure del passato. Il futuro, così dolce e rassicurante, era la nuova musa ispiratrice per cantare le sue promesse.
La musica non porta via tempo agli affari. Infatti, riuscì addirittura a concedere grossi prestiti all’Ape Regina! Si deve sapere che decisione del governo delle Api era quella di espandere i propri confini. L’obbiettivo di controllare maggiori risorse ad ogni costo arrivò alla conseguente scelta d’invasione del territorio delle formiche. Alla gravosa notizia di dichiarazione di guerra, la Cicala decisesi di pagarsi un corso intensivo di ballo, per poter piroettare a ritmo di valzer nei dorati soloni dell’alveare reale.
Ma i tempi delle blatte grasse durarono poco: infatti l’Ape Regina, di seguito ai logoranti assedi al formicaio trincerato, non potendo più il governo delle Api permettersi di colmare le spese di guerra, negò di estinguere i debiti con la Cicala. Questo comportò il crack dell’impero finanziario della Cicala, mandando in fumo i risparmi di molte formiche, api e tanti altri insetti. Tutto il bosco venne trascinato in una profonda crisi che toccò anche animali più grossi come lupi, orsi e un vecchio boscaiolo.
La Cicala venne successivamente trovata impiccata sotto il ponte del ruscello.