Dulce Mori
Cos’è che non capisce?
“La situazione” rispose il tecnico trafelato poggiando finalmente a terra una angolo della
bislunga valigia cromata.
Non ha chiara la vision?
Continue reading “Dulce Mori”Cos’è che non capisce?
“La situazione” rispose il tecnico trafelato poggiando finalmente a terra una angolo della
bislunga valigia cromata.
Non ha chiara la vision?
Continue reading “Dulce Mori”L’esperto mostrava un grafico che sembrava avere una ripresa dopo il tonfo recente. Spiegava che con buana probabilità, ma nessuna certezza, le cose sarebbero andate migliorando. Subito dopo da una mucca pezzata veniva munto del latte al cioccolato e dei bambini biondi e mulatti si affrettavano a portarlo alle loro bocche sorridenti per berlo ad occhi chiusi, quando decise di spegnere il televisore.
Continue reading “H”Messaggio alla popolazione: ANDRÀ TUTTO BENE! SARÀ DI NUOVO IL MONDO DEI NOSTRI SOGNI. RIMANETE NELLE VOSTRE CASE IN COMPAGNIA DEI VOSTRI DESIDERI. TENETELI IN CALDO PER DOMANI. C’È ANCORA UN DOMANI. NON DISPERATE. AVRETE ANCORA MODO DI ACQUISTARE DAI RIVENDITORI VICINO CASA. TORNEREMO ALLA STESSA VITA DI PRIMA. TROVEREMO BEN PRESTO UNA SOLUZIONE CHIMICA A QUESTA TRAGEDIA. VOI PERÒ NON DIMENTICATE A CHE PUNTO ERAVATE!
Continue reading “Prove tecniche di regime”Tutto bene. Bene. E via, seppelliamo tutto così. Con una parola. Il tappo del vaso di Pandora. Come se ci fosse qualcuno ancora disposto a crederci. Certo, c’è di peggio. C’è sempre di peggio. Lo riesci sempre a trovare un povero disgraziato da mettere in paragone a te. Ti fa sentire meglio? Neanche per sogno. Perché per uno che sta peggio, altri dieci ti sbattono in faccia il loro “meglio”. Ma caro amico, lo sai che c’è la guerra, la carestia, la pestilenza… L’hai visto! Se vedere qualcosa significa non osservarla direttamente con i propri occhi. Si vede col filtro televisivo. Non troppa, né troppo poca, la tragedia umana è somministrata a piccole dosi. Anche questo ti spinge a dire “BENE”.
Continue reading “Come va?”La voce del regime è una voce bella, da sirena. Ti chiama squillante da diverse città. Dall’Italia, dell’Europa. Ma non ha una sede. Non c’è capitale. Ribellarsi al regime di conseguenza non è facile. Il Fascismo liquido. Non lo spezzi non lo rompi, ma lo vedi e lo senti perché è tutto attorno. È come quando da bambino stavi ore in acqua. Non è più fredda, non è più bagnata. Solo le dita se ne rendono conto e si cuociono preannunciando una vecchiaia degradante e rugosa sui polpastrelli. Nessuno sta più al balcone.
Continue reading “In rete”Il mare si era alzato e pesava ora grigio sopra le teste. Quasi a significare l’impossibilità a volare. Inerte schiacciava la terra e rendeva del suo stesso colore i pensieri di lui. Lui se ne stava avvinghiato a lei. E così mandavano affanculo il mondo, mentre fuori pioveva. Ma si sa, il mondo non è più solo fuori. Non bastano più quattro pareti per separarcene. L’inferno degli altri ha imparato a non bussare più alla porta; riesce ad infilarsi nella buca delle lettere.
Continue reading “L’epidemia prima dell’Epidemia”Col passo sicuro del broker esperto sfreccio sotto il porticato per entrare nell’ampio ingresso del palazzo che fa tanto ottocento vittoriano: come staglia con tanto di cupola sulla piazza centrale. Una volta c’era scritto Borsa. Ora la scritta è spenta. Scale: neanche per idea. Ascensore: schiaccio il tasto, si accende e si spegne. Non va; il solito vecchio deve aver lasciato la porta aperta. Schiaccio di nuovo. È inutile. Una donna mi passa dietro e apre la porta dell’ascensore a fianco. Eh certo! Nel palazzo Vittoriano mica poteva esserci solo un ascensore. Proletario distratto che non sono altro. Entriamo entrambi. Lei mi sorride dal basso della sua vecchiaia di lusso.
Continue reading “Per il futuro”Gli avevano detto che quello che conta è essere nel posto giusto al momento giusto. Culo, probabilmente. Da quando si era ritenuto anche lui un partecipante attivo della vita lavorativa di quella società fondata sul lavoro, aveva pensato che prima o poi anche lui sarebbe capitato al posto giusto al momento gusto. Aspettava. Lavorava e aspettava. Anche se più che un lavoro il suo era un mestiere. Anche se come mestiere non veniva preso in considerazione come lavoro. Molte volte anche lui cadeva in questo pensiero.
Continue reading “Al posto giusto al momento giusto”L’inverno a seguirsi fu più difficile ancora per la Cicala: freddo, fame e non avere una tana sulla testa la portarono a vagabondare, non più per vedere il mondo, ma nel tentativo di elemosinare qualche avanzo, con scarsi risultati. Lo sappiamo, la laboriosa formica era troppo impegnata per considerare chi prima aveva pensato ad oziare e di rado in quella stagione usciva dal caldo formicaio, dove rimaneva a godersi il frutto di tanto lavoro.
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